inaugurazione_sala_commiato_opsa

Inaugurazione della sala del commiato all’OPSA con i quadri a tema “il ciclo della vita”

Con un momento breve ma partecipato ieri abbiamo inaugurato quattro quadri a tema “il ciclo della vita”. L’allestimento è antistante  la sala del commiato, vicino al poliambulatorio.

Queste opere sono state realizzate dal Gruppo Pittura, composto dagli Ospiti dei centri diurni e residenziali di Casa Madre Teresa, presenti all’inaugurazione; il direttore generale don Roberto Ravazzolo assieme a operatori, educatori e al musicoterapeuta dell’Area anziani Simone Ormenese, che ha curato la realizzazione del progetto, ha ripercorso i passi dello svolgimento delle opere.

Le idee e le suggestioni condivise durante l’inaugurazione sono state tante: c’è chi vede in questi quadri richiami alla stagionalità, c’è chi trova un rimando evangelico, chi ancora intravede nel soggetto principale dell’albero una figura antropomorfa. È indubbio che i quadri della nuova sala del commiato possano essere un elemento che si collega allo spirituale e trascende la vita dell’uomo, accompagnando il visitatore in un momento particolarmente delicato della propria vita.

Di seguito vi forniamo il commento ufficiale sulle opere “il ciclo della vita”, a cura di Simone Ormenese.

Il ciclo della vita: installazioni pittoriche per la sala del commiato dell’OPSA

Si tratta di quattro grandi tele della misura di 100 X 80 cm nelle quali la nascita-morte-rinascita sono rappresentate metaforicamente dal ciclo vegetativo della pianta visto nelle quattro stagionalità, un tema spesso ricorrente nelle attività Educative che gli Ospiti svolgono a Casa Madre Teresa. 

Dal punto di vista tecnico, il gruppo di lavoro formato da Ospiti che frequentano sia il Centro Diurno che la Residenzialità, si è inizialmente concentrato su quattro bozzetti dove sono state delineate le idee di partenza, riportate poi a matita nelle tele e successivamente dipinte a pennello, secondo le diverse abilità.  Il colore impiegato è stato principalmente l’acrilico, fatta eccezione per alcune piccole tassellature in foglia d’oro in corrispondenza di elementi simbolici particolarmente evocativi. Le foglie degli alberi sono state invece eseguite con la tecnica dello stencil tamponato per permettere il coinvolgimento del più ampio numero di Ospiti possibile.

In ogni tela sono descritte due dimensioni che convivono simultaneamente: nella parte inferiore dei quadri che occupa circa 1/3 di ciascun pannello, troviamo la vita sotterranea, le radici che alimentano la pianta che rappresentano la vita interiore dell’uomo, quella inconscia, la sua più profonda motivazione, il suo essere.  Nei restanti 2/3 viene descritto invece il divenire, quello che l’uomo mostra, come si presenta agli altri, la sua vita sociale ma anche la continua tensione verso l’alto, quindi la sua spiritualità vissuta nella ricerca di un significato ultimo della vita.

Vediamo brevemente in dettaglio il polittico offrendo una possibile chiave interpretativa.

Nel primo pannello viene ripresa l’immagine evangelica del seminatore, la mano del contadino è quella di Dio, che tiene nel palmo la vita dell’uomo invitato a sua volta a portare il buon frutto. Il seme caduto sulla buona terra è già germogliato e la sua energia vitale è sottolineata dalla foglia d’oro e dal contrasto dei colori luminosi che sembrano prodigiosamente accendersi nel cuore buio del sottosuolo. 

Nel secondo pannello la vita esplode in una primavera di colori, da notare che sia i fiori che le foglie non appartengono ad una sola specie, pur essendo unico il tronco: un chiaro richiamo sia all’universalità delle vite umane, sia alle diverse sfaccettature del singolo individuo. 

Nel terzo pannello troviamo la maturità, la pienezza della vita. Anche in questo caso un’immagine tratta dal Vangelo di Marco: anche se l’uomo dorme, il buon seme germoglia impercettibilmente portando infine il suo buon frutto. Durante il riposo, l’uomo sembra immaginare e sognare non solo il frutto del suo lavoro ma anche il frutto della sua buona condotta, una sorta di pera dorata, nuova mela dell’Eden,  che riceve come premio alla fine dei suoi giorni. 

Nel quarto pannello, infine, il momento ultimo dell’esistenza, dal quale, come canta Francesco, nessun uomo vivente può scampare. L’albero, dalle parvenze chiaramente antropomorfe, è spoglio; è stato potato dei suoi inutili tralci e minacciosi corvi sembra vogliano schernirlo, gracchiando impietosi sui suoi pochi rami rimasti, il cielo è pallido e la nebbia rende incerta ogni cosa. Il barlume del sole continua però ad essere un faro luminoso nel cielo e nel tronco dell’albero, uno scoiattolo si è addormentato, ma è solo in letargo, ha trovato la sua tana e sta aspettando la prossima primavera per uscire. Nel cuore della terra, la vita si sta già preparando ad una nuova rinascita, nulla è morto per sempre, tutto è apparenza, diversa forma, diversa sostanza e il ciclo ricomincia.