EDITORIALE
Durante la Santa Messa del 19 marzo, solennità di San Giuseppe, è stato ricordato il 59° anniversario dell’apertura della nostra Casa. In questi sei decenni tantissime cose sono cambiate, migliorate, modernizzate e da qui al 2020, vivendo il sessantesimo anno di vita dell’OPSA, avremo modo di evidenziare i livelli di eccellenza raggiunti nei diversi campi, medico, infermieristico, assistenziale, educativo, il tutto ovviamente avendo sempre come fine la dignità dell’ospite. Un primo quadro della situazione e del modus operandi presenti all’Opera li possiamo riscontrare nell’interessante e precisa “lettera” scritta ai confratelli da don Piergiorgio, sacerdote ospite di “Casa Mons. Girolamo Bortignon”.
Va pure sottolineato che il desiderio di perseguire e raggiungere ottimi risultati nei vari ambiti dell’assistenza e cura degli ospiti non ha mai fatto venir meno l’attenzione e la dedizione ai veri cardini dell’Opera: la fede, la carità e la preghiera, per altro ben chiari nel nostro statuto. Perché gli ospiti, oltre che essere seguiti dal punto di vista sociosanitario, medico ed educativo in maniera moderna, attrezzata e assai valida, hanno sempre avuto, e hanno tuttora, un altrettanto valido percorso e sostegno spirituale. Quotidianamente, alla domenica e durante le grandi solennità partecipano ai diversi momenti di preghiera, celebrazione e adorazione. Negli scorsi numeri “La Provvidenza” ha proposto articoli riguardanti la celebrazione di alcune feste come la “Presentazione del Signore”, meglio nota come “Festa della Candelora”, con la suggestiva processione iniziale, e anche il momento di gioia per il conferimento a una nostra ospite dei Sacramenti del’Iniziazione Cristiana Battesimo, Cresima e Comunione.
Proseguendo su questo tema, legandoci alla solennità pasquale, in questo numero offriamo un breve resoconto del seminario “Celebrare con le persone disabili”, organizzato dalla Diocesi di Padova, in particolare dall’équipe diocesana per la catechesi alle persone disabili, tenutosi presso l’auditorium del Centro Servizi “Casa Madre Teresa di Calcutta”.
Vivere la Pasqua, centro e fulcro dell’anno liturgico, da veri cristiani impegna a “celebrare il sacrificio di Cristo morto e risorto non come un fatto privato, riservato ad alcuni, ma come un evento di grazia che realizza la salvezza per tutti. Celebrare l’Eucaristia vuol dire riconoscerci figli dello stesso Padre che si ritrovano per pregare “in memoria di Lui”, fare festa, offrire, condividere, indipendentemente dalle condizioni di ciascuno. Anzi, al banchetto eucaristico gli invitati più attesi sono proprio le persone più deboli e fragili” (Dalla lettera di invito al seminario su “Celebrare con le persone disabili”). Questa riflessione ci aiuti a festeggiare la Santa Pasqua di risurrezione con tutti i nostri ragazzi, le loro difficoltà e capacità inattese, con tutti gli uomini e donne che vivono povertà e sofferenze, con chi cerca pace.
Buona Pasqua!