EDITORIALE
Appena iniziato il programma di “Padova Capitale Europea del Volontariato” è arrivata l’emergenza sanitaria da coronavirus: la situazione ci obbliga, giustamente, a stare in casa e a proteggere noi stessi, le nostre famiglie e le persone più deboli. Un tempo “sospeso”, in tanti sensi, ma che non può diventare pretesto per chiudere gli occhi e il cuore di fronte alle necessità dei fratelli; chiama anzi a farsi prossimo nelle piccole cose: “noi ci siamo” è lo slogan scelto da molte associazioni di volontariato per non lasciare indietro nessuno, per aiutare le persone sole e fragili a sentirsi accolte e pensate. Una telefonata, un aiuto per la spesa, una preghiera insieme, una videochiamata: sono molte e varie le forme di prossimità che possiamo riscoprire in questo tempo difficile ma propizio per rallentare un po’, per tornare all’essenziale e vivere relazioni più autentiche, scoprire valori più profondi.
Anche all’Opera gli ospiti e i loro cari sentono la difficoltà di questa vita sospesa: mancano le carezze dei familiari, il sorriso dei volontari, la creatività dei laboratori, l’aria di primavera di una bella uscita. Anche per loro sono tempi difficili in cui reinventare, con gli educatori e tutto il personale di riferimento, l’abitare nelle case e il riempire di senso le giornate.
Un sincero ringraziamento in questo periodo particolare va a tutto il personale di assistenza: medici, infermieri, operatori sociosanitari e operatori dei vari servizi che con spirito di sacrificio e abnegazione, con senso profondo di rispetto e amore per le persone affidate, stanno svolgendo in queste ore il difficile compito di continuare l’assistenza alle persone anziane e disabili accolte nella nostra Casa. Il Signore davvero li benedica e sostenga il loro servizio.
Questo numero pasquale lo vogliamo dedicare al volontariato: la forza di speranza, la voglia di futuro, la gioia degli incontri siano motivo di conforto per tutti noi. In mezzo alle tante notizie tristi della pandemia vogliamo offrire una lettura di fiducia, un’apertura al futuro, uno sguardo su una nuova umanità.
“Ho desiderato ardentemente mangiare questa Pasqua con voi” ci confida Gesù nel Vangelo dell’Ultima Cena: ritrovarsi per celebrare di nuovo insieme la nostra Pasqua domenicale è il desiderio che “brucia” nel cuore a tutti i cristiani e alle comunità. Ci sono mancati i riti della Settimana Santa: la lavanda dei piedi, l’adorazione della Croce, la grande Veglia pasquale con la benedizione del fuoco e la liturgia della luce, della Parola, dell’acqua e del Pane. A molti è mancato il conforto della celebrazione eucaristica per salutare i cari defunti. Ci manca l’incontro con la “nostra” gente, ci manca l’abbraccio delle persone care.
Ci sarà occasione per riviverli. E sarà davvero gioia piena per tutti, nella luce del Risorto che sempre è con noi.