La Provvidenza – dicembre 2020

EDITORIALE

Il Natale del sessantesimo anno di attività dell’Opera ce lo saremmo aspettati davvero festoso, sgargiante, ancor più del solito carico di iniziative, con molti volontari a far festa assieme agli ospiti. Invece, per la nota grave situazione sanitaria mondiale, questo non sarà proprio possibile. Sarà un Natale triste, malinconico o peggio ancora meno sentito? Pensiamo proprio di no. Non si tratta di voler fare ad ogni costo i pauperisti, si tratta semplicemente di essere realisti e accettare serenamente la situazione per aiutarci a superare insieme questo difficile momento.

Ripetiamo spesso che lavorare con gli ospiti dona la bellezza e la fortuna di imparare molte cose, come lo stupore e il gioire per le cose semplici, la capacità di cogliere e apprezzare l’essenziale. Basterebbe guardare alcune foto del primo Natale trascorso dagli ospiti nella Casa, nel dicembre del 1960: l’Opera era aperta da pochi mesi e le disponibilità erano, diciamo così, contenute, eppure da quelle immagini in bianco e nero traspare la partecipazione degli ospiti di fronte al Gesù bambino, persone felici e grate di far parte della nuova famiglia che li aveva accolti con amore. Ecco perché i nostri ragazzi con i loro presepi di reparto, con i loro amici e con le persone che quotidianamente li curano con amore, vivranno serenamente e con gioia le festività natalizie: sono abituati ad andare direttamente al nocciolo delle cose e, a differenza di molti, sono certi che il Bambinello arriva anche quest’anno. Paradossalmente, forse, è proprio ai tanti visitatori, ai molti volontari che potrà mancare l’Opera, che potranno mancare i nostri ragazzi e le loro lezioni di grande umanità e gratitudine. Lo annotiamo spesso, ma è un dato di fatto che il venir in contatto con gli ospiti, con il loro mondo semplice e sereno, è un sollievo, un aiuto per molti.

È certamente speranza comune che questa situazione di “distanziamento” perduri ancora per poco e che, per i molti amici che ci vogliono bene e ci sostengono anche da lontano, questo sia l’unico Natale senza gli ospiti vicini. A proposito di ciò, all’interno abbiamo proposto una delicata e affettuosa lettera che ci è arrivata nei giorni scorsi. Una lettera ancora scritta a mano che parla di una visita fatta da una famiglia 45 anni orsono presso la nostra Casa: la signora racconta con viva emozione la visita fatta assieme a Mons. Frasson e accenna proprio alla grande lezione di umanità che ne trasse. Questa testimonianza manoscritta non può che riempire di gioia il cuore di chi quotidianamente, nei diversi ruoli, si adopera per gli ospiti.

E tra questi, da un paio di mesi sottotraccia e ora pubblicamente, annoveriamo il nuovo Vicedirettore don Roberto Ravazzolo, che è arrivato per coadiuvare il Direttore mons. Roberto Bevilacqua. Nelle pagine interne don Ravazzolo racconta lo stupore e l’emozione provati di fronte alla proposta fattagli dal Vescovo Claudio. Per lui sarà un Natale davvero speciale e a lui giungano l’incoraggiamento e le preghiere di tutti, soprattutto degli ospiti.

Buon santo Natale a tutti, con l’augurio di valorizzare quello che c’è – quello che il Natale comunque ci dona anche nel 2020 – prima di lamentarsi per quello che quest’anno manca.