Diciamo dicembre e subito molti di noi corrono con il pensiero al Natale imminente: l’atmosfera natalizia è magica e coinvolge tutti, grandi e piccoli, volenti o nolenti. Abbiamo scritto “dicembre” ma si poteva aver iniziato con “Diciamo novembre e subito…”, in quanto mai come quest’anno siamo stati catapultati rapidamente alla vigilia di un nuovo Natale: appena il calendario ha valicato la festa di Ognissanti e la Commemorazione dei fedeli defunti c’è stata una gara nelle pubblicità, nei negozi, nelle vie delle città a proporre allestimenti, luci, atmosfere e offerte di stampo natalizio.
Può essere stato soltanto il bisogno di recuperare il tempo e le occasioni bruciate dal Covid? Da credenti ci si domanda se la corsa ad anticipare tutto (magari per paura di nuovi blocchi e chiusure) può rischiare di fagocitare l’Avvento, il tempo liturgico di preparazione al Natale. Se è evidente che il significato vero del “santo Natale”, la celebrazione della nascita del Figlio di Dio fattosi uomo, potrebbe risultare ancor più travisato o annacquato, bisogna sforzarsi di recuperare tutto il mistero, la dolce bellezza della nascita e della contemplazione di quel bimbo in una mangiatoia, venuto sulla terra “per noi uomini e per la nostra salvezza”.
Ognuno può – o forse “deve” – trovare personalmente la strada migliore per camminare incontro al Signore che viene, scegliendo, in comunione con la più ampia comunità cristiana, quella più adatta alla propria sensibilità di fede: la liturgia, i segni della carità, la preghiera personale, la vicinanza ai poveri, un dolore grande da “digerire”, il calendario d’avvento… O anche qualcuna delle vie più semplici e tradizionali, possibili in ogni casa: come il presepio, per esempio. Quella statuetta di bambino adagiata sulla paglia manifesta a tutti, ai colti e ai meno istruiti, a poveri e ricchi, quanto ognuno di noi vale agli occhi di Dio, ossia moltissimo. Quella semplice statuetta ci indica l’umanità di Dio che si è abbassato, si è incarnato per noi e per questo dovremmo capire quanto è grande per lui il nostro valore, il nostro “prezzo”. “Ah, quanto ti costò l’averci amato” canteremo chissà quante volte in questo periodo!
Se davvero sentiamo più volte e da più parti l’appello “Dobbiamo salvare il Natale!”, anche come reazione – polemica e difensiva insieme – di fronte a certe situazioni e proposte, non dimentichiamo che è il Natale che salva noi, che ogni giorno della nostra vita è abitato dal “Verbo di Dio fatto carne”, il dono più grande all’umanità. Per questo motivo noi credenti possiamo considerarci fortunati e “graziati”, per questo possiamo essere felici e dobbiamo diventare più capaci di accoglienza, dono, condivisione, festa vera.
Buon santo Natale a tutti!