Trent’anni fa, il 3 dicembre 1992, è stata indetta dalle Nazioni Unite la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità. Quest’anno il tema scelto dall’ONU per la Giornata è “Trasformazione verso una società sostenibile e coinvolgente per tutti”: tradotto significa che le persone con disabilità, sia come beneficiari di aiuto, sia come promotori del cambiamento di mentalità, possono essere veri artefici di un processo inclusivo in una società più sostenibile e giusta per tutti.
Nel corso di questi trent’anni, con sofferenze, impegno di famiglie, volontari e anche qualche istituzione illuminata, si sono superati molti ostacoli e abbattuti muri e pregiudizi nei confronti del mondo della disabilità. Già parlare di persona con disabilità è stata una conquista essenziale in quanto immediatamente si riconosce dignità a ognuno. Nel nostro piccolo, pur in un diverso contesto socio-culturale, l’Opsa, sessantadue anni orsono, volle partire proprio da questo fondamentale assioma: dare a tutti la dignità, lo status di persona. Ma è bello e fondamentale che tutta la società abbia fatto passi da gigante nell’inclusione scolastica, lavorativa, sociale. Certo, non mancano sacche di resistenza, soprattutto culturale, che portano a situazioni a volte “solo” spiacevoli, a volte di vero bullismo: come nei casi dei disabili fatti scendere dal treno pieno nell’aprile scorso o di Vincenzo Falabella, presidente della Onlus Fish, la Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, che un tassista veronese non ha fatto salire in taxi perché obbligato alla carrozzina. Due episodi per ricordare che i traguardi raggiunti vanno costantemente presidiati e monitorati.
Ma se da noi in Occidente, a parte qualche scivolone stigmatizzato dai mass media, i processi di inclusione sono a buon punto, nei Paesi in via di sviluppo il mondo della disabilità si scontra ancora con pesanti barriere culturali e sociali e cercare di eliminarle è un obiettivo inderogabile per i tantissimi che vivono proprio in quei Paesi. Sta a noi tutti, ancora, impegnarci concretamente affinché, colpo su colpo, venga abbattuto il muro dell’indifferenza (se non della repulsione) nei confronti della persona con disabilità. Non è impossibile e anche attraverso il nostro periodico, da qualche mese, ne mostriamo un ottimo esempio: l’Arche Kenya, sorta nel 2009 per iniziativa del Saint Martin (CSA), che promuove un’attitudine positiva nei confronti delle persone con disabilità intellettiva. Sembrava, sembra impossibile, invece si può… se si vuole, si può.
E visto che a dicembre vogliamo davvero calarci nello spirito del Natale, dedichiamo, fra compere, qualche cena e un po’ di relax, un pensiero, un abbraccio, un aiuto a una persona o una comunità per persone con disabilità: certamente ci cambierà il cuore, come è successo a Mr Scrooge, protagonista del racconto “Canto di Natale” di Charles Dickens.
Buon Santo Natale a tutti voi, cari lettori, alle vostre famiglie e comunità!