EDITORIALE
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro
E’ il tema di riflessione scelto per la XXVIII Giornata Mondiale del Malato la cui data di celebrazione è fissata per l’11 febbraio di ogni anno, nella memoria liturgica della Beata Maria Vergine di Lourdes.
“Venite a me - dice Gesù – voi stanchi e oppressi”. Lo dice anche a noi. Tutti siamo stanchi e oppressi, tutti abbiamo debolezze e fragilità, tutti proviamo sofferenze e delusioni. E tutti cerchiamo ristoro dal Signore. Qual è il ristoro che Gesù ci offre? È il ristoro della fede, della speranza, della gioia, della Pasqua. È l’accettazione della sofferenza, della croce del tempo di quaresima, del venerdì santo; è il tempo della semina in attesa del raccolto.
Andiamo a lui con fiducia: il Signore è l’unico e il solo che offre speranza, che realizza la salvezza in noi, che offre ristoro per le nostre anime stanche. È lui il nostro Consolatore, colui che ci rassicura, incoraggia e sostiene, che mai ci dimentica e mai ci abbandona. È Lui la nostra speranza e la nostra pace; è Lui che conosce le nostre difficoltà e non ci lascia soli. È Lui la Provvidenza che anima la nostra Casa. Chi sperimenta nella propria vita l’amore fedele di Dio e la sua consolazione è in grado (e in dovere) di stare vicino ai fratelli più deboli e di farsi carico delle loro fragilità. Se siamo vicini al Signore, avremo la forza per essere accanto ai più deboli, consolarli e dar loro sostegno.
“Venite a me e io vi darò ristoro”. Ricordiamo – teniamo in cuore – questo invito del Signore. Un invito che dà tanta consolazione e fa capire se stiamo mettendo le nostre forze al servizio del bene. La nostra stanchezza a volte può essere causata dall’aver posto fiducia in cose effimere, non essenziali, magari importanti per la società di oggi, luccicanti, ma non così essenziali e vere, pseudo valori che ci allontanano da ciò che davvero vale nella vita. Il Signore ci insegna a non avere paura di seguirlo, perché la speranza che poniamo in Lui non sarà delusa.
Siamo chiamati a imparare da Lui cosa significhi essere misericordiosi: sentirsi bisognosi della misericordia di Gesù, di perdono e consolazione per essere poi a nostra volta misericordiosi con gli altri. Non lasciamoci togliere la gioia di essere discepoli del Signore. “Ma, Padre, io sono peccatore, come posso fare?” “Lasciati guardare dal Signore, apri il tuo cuore, senti su di te il suo sguardo, la sua misericordia, e il tuo cuore sarà riempito di gioia, della gioia del perdono, se tu ti avvicini a chiedere il perdono”, ci ricorda Papa Francesco.
La Giornata Mondiale del Malato ha lo scopo di sensibilizzarci tutti a questi temi: essere accanto, consolare, essere misericordiosi. L’undici febbraio ci riporta nella piccola località ai piedi dei Pirenei, scelta da Maria per manifestare all’umanità intera la sua materna sollecitudine nei confronti dei malati. Lì, nella grotta di Massabielle, ai piedi della Vergine Immacolata, ogni uomo e ogni donna segnati dalla sofferenza e dalla malattia, così come coloro che se ne prendono cura, hanno quotidianamente la possibilità di sperimentare quella consolazione spirituale e quella grazia rigeneratrice che Dio concede, per mezzo di Maria, a quanti la implorano con fede sincera.
Anche noi, allora, uniti nella preghiera in quella grotta l’11 febbraio. E tutti gli altri giorni dell’anno.