LA PROVVIDENZA GIUGNO 2023

La tragedia che ha colpito la Romagna, oltre al volto della disperazione di chi ha perduto in pochi minuti ciò che si era costruito in anni di sacrifici e forse anche persone care, ha mostrato il volto della solidarietà di tantissimi giovani e meno giovani che hanno messo a disposizione tempo e braccia per spalare il mare di fango che ha invaso paesi e case. Sappiamo che in Italia, dove si pecca nella prevenzione ma si eccelle nell’emergenza, scatta sempre, grazie al cielo, una vera e propria gara di solidarietà. Molti ancora si stupiscono o non si capacitano di tanta partecipazione, di questo imponente slancio solidaristico e usano fin troppa enfasi, per esempio ripescando il sempre emotivamente valido, ma datato, “angeli del fango” coniato per i giovani dell’alluvione di Firenze del ’66, dimenticando così che il volontario tendenzialmente evita gli slogan e quasi sempre rifugge i riflettori. Il volontario semplicemente ama stare e fare comunità con chi sta aiutando.

Certo, i momenti di grande emergenza, di impreviste tragedie, le notizie martellanti, gli SOS, lo slancio emotivo possono far scattare la scintilla, ma non dobbiamo vederlo come limitante, anzi: l’innesco della scintilla, se non trovasse un humus infiammabile, si esaurirebbe all’istante. E così si scopre che, in realtà, sottotraccia, spesso ignorato da media e social, vi è uno scrigno colmo di generosità. Ed è questa la bella notizia che dobbiamo apprezzare in un mondo dove sembrerebbe vincere il menefreghismo: tantissima gente che, in maniera organizzata e non, dimostra affetto e vicinanza per chi anche solo temporaneamente è in difficoltà. Se nelle emergenze emerge puntuale la gara di solidarietà, è giusto sottolineare che il volontariato è un fiume carsico che scorre in continuazione e riaffiora nei punti dove vi è bisogno di quest’acqua preziosa.

A noi piace sottolineare questa realtà in quanto all’Opsa i volontari sono “di casa” da lungo tempo. La loro presenza e il loro aiuto, tolti i complicati anni del covid, sono stati e sono una costante nella vita dell’Opera. I volontari ci sono vicini, anzi, a dir la verità, sono vicini agli Ospiti, perché si caratterizzano per interagire soprattutto con chi stanno aiutando. Ieri erano “armati” di buona volontà, d’intraprendenza e di amore per il prossimo, tre fattori fondamentali senza i quali non si va da nessuna parte, si resta sul divano. Oggi nel terzo millennio i volontari dell’Opsa, e non solo loro, hanno anche quel supporto logistico, organizzativo, formativo (proprio in giugno vi è un interessante fine settimana di formazione) che permette di dare il meglio di sé per aiutare nel miglior dei modi possibili l’altro. È veramente generativo e rende pienamente felici di usare il proprio tempo, bene sempre più raro, senza alcuna ricompensa che non sia il sorriso o una lacrima di commozione dei nostri ospiti. Nella consapevolezza che, come ha detto santa Madre Teresa di Calcutta, “Chi nel cammino della vita ha acceso anche soltanto una fiaccola nell’ora buia di qualcuno non è vissuto invano”.