LA PROVVIDENZA – MARZO 2022

EDITORIALE

Dopo due anni dall’inizio della pandemia sembra intravvedersi, voglia il Cielo, uno spiraglio di serenità. Vaccini, precauzioni, presidi sanitari e, speriamo, la probabile endemizzazione del virus sembrano far presagire un futuro migliore del recente passato. Sorprese possono sempre essercene dietro l’angolo, ma vogliamo essere ottimisti.

Non va però dimenticato, pur nel continuo e lento miglioramento, un momento nel quale un velo di mestizia ha percorso il nostro animo qui all’Opsa. Una situazione particolare, dettata dai protocolli di sicurezza (come avviene in tutte le residenze protette) e, grazie alla copertura vaccinale, assolutamente non critica dal punto di vista medico, è risultata fonte di malinconia, in quanto diversi reparti in contemporanea hanno dovuto limitare gli spostamenti degli ospiti, sottoposti a quarantena. Proprio attorno al 2 febbraio, la “Candelora”, il grande corridoio della casa, la ludoteca, le palestre erano orfani del vociare allegro dei nostri ragazzi, nessun ospite che ti fermava per un saluto o per raccontarti cosa aveva fatto. Gli addetti all’assistenza, educatori, i fisioterapisti, le psicologhe, subito attivatisi, hanno rielaborato le attività, organizzandole nei reparti. L’immagine che più di altre ha evidenziato questa situazione è stata la quasi totale mancanza di ospiti durante la celebrazione eucaristica della Presentazione di Gesù al tempio: un’ala della chiesa con nemmeno una decina di ospiti e la seconda assolutamente deserta. Ma una celebrazione senza la loro presenza è qualcosa di “innaturale” per la Casa. E così abbiamo sentito quanto loro siano l’Opsa, quanto siano gli ospiti la linfa vitale della Casa, come siano loro a renderla viva (e non noi a rendere vivi loro)!

Subito dopo, come a segnale dato, a messaggio di promemoria arrivato, si sono risolte bene le diverse situazioni di quarantena e pian piano, quasi come un anticipo di primavera, è rifiorito il vociare curioso e allegro, sono ricomparse le carrozzine, i carrelli, lo “struscio” nel lungo corridoio e le attività educative, fisioterapiche e ludiche sono ritornate possibili anche fuori dai reparti. Che bello salutare ed essere salutati e coccolati da Eldino, da Bertilla, da Maurizio, Rossana e tanti altri ospiti; che bella la Casa rivitalizzata da chi, in teoria, dovrebbe essere solo aiutato!

Felici di questa evoluzione, ma insieme attenti a quanto accade nel mondo, non possiamo non rivolgere un pensiero e una preghiera affinché la tremenda situazione in Ucraina possa risolversi pacificamente e presto. Nel grande e triste carico di orrore che porta con sé ogni guerra, è doveroso ricordare a tutti che anche in quelle città, in quei territori vi sono persone con disabilità, ammalate, invalide che non possono nemmeno fuggire. Persone che in quella tragedia rischiano davvero di essere ultime tra le ultime, ma di cui non bisogna dimenticarsi.