Agli inizi degli anni Duemila vi era uno spot pubblicitario che mostrava un distinto signore che con un bastone in mano tracciava sulle sabbie di un lago salato un cerchio attorno a se stesso e pronunciava le parole “una banca costruita attorno a te”.
Con tutto il rispetto per chi coniò questo slogan, noi sappiamo che il 19 marzo del 1960 un grande vescovo di Padova, dalla lunga barba, mons. Girolamo Bortignon, inaugurò con i primi nove bambini una Casa per persone con disabilità, l’OPSA, dove tutto era realmente ideato, costruito e organizzato in funzione loro e per loro. Se per la società odierna la cosa può sembrare normale (anche se in realtà non sempre lo è), a quel tempo porre uomini e donne con disabilità (leggera o grave che fosse) al centro di un’idea, di un progetto, aveva dell’incredibile in quanto, fino a quel momento, non era pienamente riconosciuta loro nemmeno la dignità di persone.
Ora, in occasione dell’anniversario dell’apertura della Casa, siamo a ricordare il fondamentale contributo dato dalla Chiesa alla società di allora per un radicale cambio di mentalità e visione nei confronti delle persone con handicap psicofisico: e questo non per vantare una primogenitura, quanto per evidenziare che l’OPSA, di fronte alle tante nuove fragilità che avanzano, ha la chiara volontà e determinazione, oggi come ieri, di essere in prima linea.
Nel numero scorso de La Provvidenza, la dott.ssa Elisabetta Bellinello, Direttore socio-assistenziale, indicava, tra le nuove fragilità che la struttura va ad accogliere, le persone con disabilità divenute anziane, quelle con disabilità acquisite in seguito a incidenti o a malattie neurodegenerative e altre con disabilità intellettiva bassa o alta ma con gravi problematiche comportamentali; in queste pagine invece il Direttore Sanitario, dott. Domenico Rossato, ben sottolinea che l’OPSA, fin dalle origini, ha avuto un approccio medico non solo assistenziale ma esistenziale. Ciò significa, per tornare al pay off iniziale di “un mondo organizzato intorno alla persona con fragilità”, che tutte le figure della Casa concorrono realmente a creare il benessere massimo per ogni Ospite e il dott. Rossato lo spiega dettagliatamente nel suo intervento.
Oltre sei decenni orsono l’OPSA rappresentò un appello riconoscere la dignità di persona a tantissimi individui cui era negata o sottaciuta: una rivoluzione copernicana. Ora, per proseguire sul solco tracciato dal fondatore, è doveroso andare oltre. Oggi l’essere “Provvidenza” per le persone con problemi e fragilità si configura certo con l’accoglienza a braccia aperte ma significa pure andare a formulare (anche coinvolgendo le loro famiglie) dei progetti di vita rispettosi della storia personale, in maniera da rendere ciascuno soggetto attivo della propria vita. Insomma, non una banca ma “un’OPSA costruita attorno a te”.