Nell’articolata vita della nostra grande Casa alcuni avvenimenti hanno segnato tappe miliari della lunga storia: proprio a settembre abbiamo ricordato con un numero speciale la visita di San Giovanni Paolo II all’Opsa quarant’anni fa. Come abbiamo visto, un evento assai importante che diede nuovo vigore e impulso alla struttura, avviando, tra l’altro, i lavori del nuovo padiglione che ancor oggi ospita il poliambulatorio e le infermerie.
Ma accanto ai grandi avvenimenti segnano la storia dell’Opera altre giornate, pur nel silenzio, nel loro piccolo. Il 13 ottobre è passato a vita eterna Paolo, un ospite che alla pari di molti altri ha vissuto la maggior parte dei suoi anni qui all’Opera della Provvidenza. Paolo era a suo modo famoso, per un semplice motivo: era l’ultimo dei 9 bambini, giunti all’OPSA il 16 marzo 1960, alcuni giorni prima dell’inaugurazione ufficiale della Casa. Gli amici lettori, e coloro che sono venuti in visita all’Opsa, hanno certamente avuto modo di vedere la foto in bianco e nero scattata quel lontano 19 marzo di sessantadue anni fa dove si vedono quei nove bambini assieme alle suore Elisabettine e alle operatrici. Paolo, accolto a 9 anni, ha trascorso serenamente la sua vita condividendola con centinaia di ospiti, con tantissimi operatori, volontari e suore che si sono succeduti nella struttura. Per ben sessantadue anni l’Opera l’ha protetto, amato, curato ed è stata per lui una casa e una grande famiglia come era nei desideri del vescovo Bortignon.
Con l’addio di Paolo possiamo dire che simbolicamente si è concluso un pezzo di storia incominciato sessantadue anni or sono. Non abbiamo sottomano statistiche per sapere se qualche struttura ha avuto ospiti per così lungo tempo; certamente, a prescindere dal fatto che sia un record o no, è plausibile ritenere che una persona con costante bisogno di assistenza continua e di importanti cure mediche, se ha trascorso un così lungo tratto di vita con noi, è stata seguita nel migliore dei modi possibili dal primo giorno fino all’ultimo.
L’Opera ha sempre cercato di offrire il massimo agli ospiti e alle loro famiglie anche nei momenti di grande difficoltà, come, ad esempio, quelli della pandemia che ancora fatica a lasciarci. Lo sforzo di migliorarsi costantemente a 360 gradi è un impegno che dalle origini mai è venuto meno. L’attenzione per offrire una struttura sempre accogliente, con grande professionalità e umanità da parte di medici, infermieri, operatori, educatori, psicologi, fisioterapisti e, in generale, di tutto il personale, è una cifra comune ai tre direttori che si sono succeduti alla guida della Casa.
Non è un caso quindi che il 29 settembre scorso la nostra struttura, grazie allo sforzo di tutti, abbia brillantemente superato la valutazione della delegazione dell’ULSS 6 per il rinnovo dell’accreditamento raggiungendo nuovamente il massimo della valutazione conseguibile. Questo importante risultato non lo esterniamo per vanità, ma come impegno a continuare, pur nel mezzo di una grave crisi mondiale, a servire nel migliore dei modi i nostri ospiti. Come è avvenuto nei primi sessantadue anni con Paolo e tanti altri fratelli e sorelle, nei quali vediamo e serviamo il Cristo.