Attesa, curiosità, impazienza; e poi attenzione, riflessione, sorpresa, incontenibile gioia: questa altalena di emozioni ha reso l’esperienza della visita ufficiale del Segretario di Stato della Santa Sede Cardinale Parolin indimenticabile!
Le parole del Cardinale
Come lo stesso Cardinale ha riportato, la sua esperienza all’OPSA è stata caratterizzata da “un’intensa emozione spirituale”. Lo comprendiamo bene, questo accade per tanti visitatori e gruppi in visita, che restano colpiti dai grandi spazi e dalle tante persone al lavoro, la cui dedizione è quasi tangibile. Ma venerdì gli siamo probabilmente “rimasti nel cuore” anche per un’altra ragione: il nostro impegno è concreto e continuo, si basa su un’organizzazione salda, pur se in costante cambiamento, ed è finalizzato al benessere di ogni Ospite. Come il Cardinale stesso ha notato, «fare bene il bene è fare il bene due volte»!
Le tappe della visita ufficiale
Abbiamo atteso il suo arrivo all’entrata. Nonostante il freddo, volevamo che i primi a stringergli la mano fossero gli Ospiti e il personale della Direzione. Poi il momento della presentazione della nostra Casa: in sala consiliare, il Cardinale ha ascoltato con attenzione la storia, l’evoluzione e l’organizzazione dell’OPSA e ci ha posto molte domande sugli accreditamenti, sugli ingressi, sulla gestione degli Ospiti più giovani e su come si sostiene la struttura, comprendendo come la “provvidenza” e l’impegno di tutti siano due fattori fondamentali e imprescindibili.
Dopo la toccante celebrazione in Santuario, dove il coro dei collaboratori ha animato in modo particolarmente coinvolgente la funzione, l’inaugurazione della palestra, recentemente rinnovata. Qui gli Ospiti sono stati i primi ad accedere, riappropriandosi di uno spazio del tutto rinnovato e a loro destinato; il contributo della sindaca di Rubano Chiara Buson e del direttore sanitario dell’Ulss 6 dott. Aldo Mariotto hanno aggiunto un valore istituzionale a questa inaugurazione a lungo attesa.
A seguire la visita a Casa Mons. Bortignon: qui gli Ospiti e le Religiose presenti hanno riservato al Cardinale un’accoglienza intima e intensa, l’ideale per calibrare il “bagno di folla” che ha caratterizzato tutta la sua mattinata all’OPSA. Dovunque il Cardinale andasse, c’erano infatti moltissime persone tra Ospiti, collaboratori e visitatori venuti per salutarlo e stringergli la mano. Il Cardinale ha incontrato il personale sanitario e ha visitato l’infermeria femminile, soffermandosi a salutare in particolar modo gli Ospiti. La sua presenza all’OPSA “come pastore, come padre e uomo” si è vista anche qui: il Cardinale ha mostrato uno specifico interesse per le condizioni di salute degli Ospiti, informandosi su terapie, gestione e benessere di ogni persona, in particolar modo di quelle più fragili.
Infine il momento del pranzo, che Parolin ha trascorso a Casa Mons. Bortignon prima di congedarsi con un arrivederci.
Venerdì 24 gennaio 2025 è stata una giornata che verrà a lungo ricordata: il calore della nostra Casa ci ha fatto dimenticare la giornata uggiosa fuori e ci ha regalato un’esperienza memorabile, dalla quale attingiamo nuova energia a partire da oggi.
Per chi desidera rivivere l’emozione della celebrazione eucaristica è possibile rileggere l’omelia in versione integrale più sotto in questa pagina.
«Siete testimonianza di fede e carità»
L’omelia pronunciata dal card. Pietro Parolin alla messa da lui celebrata in Santuario il 24 gennaio, in occasione della sua visita ufficiale all’OPSA
Caro don Roberto e confratelli sacerdoti,
cari fratelli e sorelle in Cristo,
nel 1982 l’Opera della Provvidenza S. Antonio ebbe la grande gioia di accogliere il Papa san Giovanni Paolo II. Dalla cronaca cittadina si legge: «La visita padovana del Papa Giovanni Paolo II era iniziata di prima mattina, la domenica del 12 settembre 1982, con l’atterraggio in elicottero all’Opera della Provvidenza S. Antonio, a Sarmeola di Rubano, vicino ai sofferenti, ai disabili, a dispensare carezze di vicinanza e sorrisi». In quell’occasione il Santo Padre ricordava come la Chiesa, fin dai suoi inizi, aveva costituito opere di carità per le persone in qualsiasi forma sofferenti, e diceva: «Con questo stesso spirito è nata a Padova […] l’Opera della Provvidenza, per volontà dell’allora vescovo della diocesi patavina, monsignor Girolamo Bortignon, che nel suo animo francescano seppe trovare la forza di superare ogni difficoltà e, sotto il patrocinio dell’Episcopato Triveneto, con l’incoraggiamento dell’allora Patriarca di Venezia Angelo Roncalli, creò questa Istituzione giustamente considerata Piccolo Cottolengo del Veneto».
Diceva ancora il Papa che avrebbe voluto salutare uno ad uno Ospiti e operatori e confidava: «Ma la ragione, direi, più profonda e più vera della mia gioia, oggi, è la constatazione della testimonianza di fede e di carità, che l’Opera della Provvidenza S. Antonio rende oggi in un mondo che così facilmente, e in tanti modi, respinge il prossimo, perché rifiuta Gesù». Collegandosi al Vangelo di Giovanni (4, 20) proseguiva affermando che noi percorriamo nella vita un binario unico: «Dio e uomo. Chi ama Dio ama l’uomo e, amando l’uomo, ama Dio». E aggiungeva ancora: «Tra gli aspetti che caratterizzano l’Opera della Provvidenza – e per me questo costituisce un altro motivo di gioia – mi è stato detto che v’è la preghiera, che voi elevate incessantemente a Dio. Il centro di questa vostra casa è l’Eucaristia, esposta e adorata durante tutto il giorno. Vivissima è anche la devozione a Maria, Madre della Chiesa, sempre pronta a correre in aiuto al figlio che soffre e si rivolge a lei».
Questo discorso, a più di quarant’anni di distanza, non ha perso nulla della sua attualità. E mette in luce le ragioni per le quali anch’io – che conoscevo l’Opera dai tempi del Seminario a Vicenza e più volte allora l’ho visitata – ho accolto volentieri l’invito del direttore Don Roberto di venire nuovamente a trovarvi. Il Salmo (133, 1) ci dice: «Ecco, com’è bello e com’è dolce che i fratelli vivano insieme!». Noi oggi stiamo vivendo un tratto di vita – anche se piccolo nel tempo, ma grande nell’amore – che ci trasmette gioia e speranza. Al centro infatti c’è la preghiera, la celebrazione dell’Eucarestia, che si prolunga nell’adorazione eucaristica. In questa chiesa, elevata a Santuario della Madonna della Provvidenza, ogni giorno Gesù viene esposto all’adorazione dei fedeli, i quali trovano in Lui un amico che li ascolta, li consola nel dolore, li sostiene nella prova, li incoraggia ad avere fiducia.
A costruire questo rapporto di intimità con il Signore, ci aiutano i santi, con il loro grande esempio e la loro fraterna intercessione. Oggi la Chiesa ci propone la figura di san Francesco di Sales, vescovo di Ginevra, Dottore della Chiesa, fondatore dell’Ordine della Visitazione, patrono della stampa cattolica. Sapete che Francesco di Sales ha una relazione con la vostra città, perché, assecondando il volere del padre, che sognava per lui una brillante carriera giuridica, ha studiato diritto all’Università di Padova. Nonostante sia vissuto cinque secoli fa, è un santo moderno, «appassionato di Dio e dell’uomo» come l’ha definito Papa San Paolo VI (Lettera Apostolica Sabaudiae gemma, 29 gennaio 1967).
Su tanti aspetti del suo insegnamento e della sua spiritualità potremmo soffermarci, ma andiamo diritti al centro, che la chiamata universale alla santità, di cui egli tratta nel suo libro più famoso e più diffuso, la Filotea. Introduzione alla vita devota. Egli afferma che la santità non è vocazione riservata a pochi, ma è per tutti, è destinata a tutti e va vissuta nella vita quotidiana della suora come della madre di famiglia, del prete come del soldato e del commerciante, del contadino come del giurista. Egli la chiama “devozione” e scrive: «È un errore, anzi un’eresia, voler escludere l’esercizio della devozione dall’ambiente militare, dalla bottega degli artigiani, dalla corte dei principi, dalle case dei coniugati … Dovunque ci troviamo, possiamo e dobbiamo aspirare alla vita perfetta». Anche qui, cari fratelli e sorelle, risuona questa chiamata, attraverso la voce di san Francesco di Sales, e ciascuno di voi è chiamato a rispondervi.
La santità, che Francesco di Sales chiama “devozione”, consiste in una cosa molto semplice: l’amore. Amare Dio e amare il prossimo, Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze, il prossimo come noi stessi. Il nostro santo ama l’uomo perché ama follemente Dio. Ama l’uomo perché lo vede redento da Cristo sulla croce e pertanto degno di amore e di cura. Non sono queste le stesse ragioni che hanno portato a dare vita a questa Casa e che devono sostenere l’impegno quotidiano di chi vi opera?
Chiediamo dunque al Signore che, come abbiamo pregato all’inizio della Santa Messa, ha ispirato Francesco di Sales a farsi tutto a tutti nella carità, conceda anche a noi di «testimoniare sempre, nel servizio dei fratelli, la dolcezza del suo amore». Chiediamo al Signore, come faremo nella preghiera dell’offertorio, che anche il nostro cuore sia infiammato dall’ardore dello Spirito Santo, come lo fu il cuore mitissimo di San Francesco di Sales, affinché questa casa diventi «suprema testimonianza di amore» e, con le parole della preghiera dopo la Comunione, «in ogni circostanza della vita imitiamo la sua carità paziente e benigna».
Raccogliamo dalle parole del santo ancora qualche spunto per vivere questa vocazione alla santità/amore nella vita concreta di questa Casa. Ad esempio, quando diceva che «fare il bene e farlo bene, è doppio bene», perché «è l’amore che dà il valore e il prezzo a tutte le nostre azioni». E ancora: «Mettetevi al posto del vostro prossimo e mettere il prossimo al vostro posto: così giudicherete bene». E quando potrebbe capitare anche a noi di sentirci inadeguati, di cogliere tutti i nostri limiti, di avere una giornata nera, di provare inquietudine, egli ci incoraggia: «Dio si accontenta di poco perché sa che non abbiamo molto»; «Datevi a Gesù senza riserve: Egli si darà a voi senza misura».
Nel ricordo di questi due eventi: la visita di san Giovanni Paolo II e la celebrazione di san Francesco di Sales, desidero dire il mio grazie a don Roberto Ravazzolo e a mons. Roberto Bevilacqua per la loro dedizione; grazie alle suore, ai medici, agli operatori sanitari, agli addetti e ai volontari; grazie agli Ospiti e alle loro famiglie; grazie ai benefattori che, sull’esempio di Maria, Madonna della Provvidenza, contribuiscono alla vita e all’attività di questo luogo. Auguro che questa Opera continui nello spirito della fondazione, voluta dal vescovo Bortignon e retta per tanti anni da mons. Francesco Frasson, e assicuro per questo la mia preghiera, mentre conto sulla vostra. Che siamo tutti capaci di vivere la nostra vita come un dono d’amore, ricevuto e offerto!
Così sia.
card. Pietro Parolin
Segretario di Stato del Vaticano