La Provvidenza – marzo 2025
EDITORIALE – p. 3
Nei primi giorni del ricovero di Papa Francesco è divenuta familiare l’espressione, usata dal cappellano del Policlinico Gemelli don Nunzio Currao, spes contra spem, tratta dalla lettera di san Paolo ai Romani (4,18). Letteralmente significa la speranza contro ogni speranza, ossia una speranza, sorretta dalla fede, che si manifesta contro ogni logica umana, un atteggiamento positivo e propositivo – una virtù, quindi – pur di fronte alla crudezza delle circostanze reali.
Di questo genere era certamente la coraggiosa speranza che pervadeva i presenti quando il 19 marzo 1960 si aprì la nostra Casa per i primi nove bambini con disabilità. Sessantacinque anni fa iniziava un mondo nuovo per le persone con importanti fragilità che erano invisibili alla società ma che l’allora vescovo Girolamo Bortignon seppe scovare e guardare con gli occhi del buon samaritano e se ne volle far carico. Proprio nella festa di san Giuseppe l’Opera della Provvidenza S.Antonio avviava la sua missione offrendo dignità e speranza di un futuro a coloro che fino ad allora ne erano privati.
La spes contra spem e la fede incrollabile nella Provvidenza sono una costante nella lunga storia dell’Opera e la speranza che non si arrende alle circostanze più avverse ha sostenuto l’OPSA anche di recente, nel terribile periodo della pandemia. Nei momenti di acuta emergenza, con protocolli quasi quotidiani da inseguire, con le procedure e le cure da “cercare”, con i contagi, gli isolamenti, gli oltre 130.000 tamponi eseguiti, la speranza non è mai venuta meno. A cinque anni di distanza possiamo affermare che da quella prova l’OPSA è uscita rinforzata e rinnovata.
Oggi l’OPSA, sempre restando fedele alla propria missione di servire Cristo nei fratelli, ha a cuore le nuove fragilità che avanzano nella società contemporanea. E, sulla scia di quanto fece mons. Bortignon, accetta il compito di intercettare e, con nuove modalità e strumenti, dare risposte concrete ed efficaci ai bisogni emergenti: persone a basso o alto funzionamento cognitivo con gravi problematiche comportamentali, l’invecchiamento nelle persone con disabilità intellettiva e le disabilità motorie acquisite, fragilità alle quali la società contemporanea efficientista, a volte, pur con lodevoli eccezioni, fatica a dare risposte, sollievo, vicinanza. In questo modo, è pronta a dare ed essere segno di speranza concreta per questi nuovi ospiti e i loro familiari, attraverso un’assistenza di qualità, in una relazione di cura che garantisca il rispetto dell’individualità di ognuno e, come nuova sfida, proporsi come un valido interlocutore per il territorio offrendo la propria pluridecennale esperienza e competenza.
Dato il proprio radicamento nella comunità diocesana di Padova, l’OPSA diventa anche espressione della speranza che il Giubileo 2025 intende offrire alla società tutta: speranza fatta di Parola e di segni, speranza che non delude. Non a caso è stata indicata come un “luogo giubilare” della Chiesa padovana in quanto luogo della cura e della carità, della giustizia e della pace. All’OPSA si varca la “porta santa” non per entrare in chiesa ma per uscirne, per andare là dove, nel quotidiano scorrere di impegni e attività, è possibile servire Cristo nei fratelli, farsi prossimo gli uni degli altri e diventare portatori di speranza.